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16 dicembre 2009 3 16 /12 /dicembre /2009 00:00
A Dio nulla è impossibile Il Signore è fedele se tarda, aspettalo… per certo verrà e non indugerà (Abacuc 2:3 – versione Diodati). Dieci dei miei 46 anni li ho vissuti con un mal di testa atroce, la “cefalea a grappolo” (o “del suicidio” come la chiamavano anni fa gli studiosi francesi). Negli ultimi dieci anni questa patologia cronica mi ha impedito ogni attività. È un male incurabile che ha invalidato la mia vita concedendomi un’esistenza in apnea, nell’attesa di un dolore che periodicamente annullava ogni programma, un handicap nascosto in testa, poco visibile ma sempre presente, che da un momento all’altro poteva riemergere e scatenarsi. È una malattia figlia dei giorni nostri, generata anche da questa società che corre verso chissà cosa o chissà chi, che si porta in spalla lo stress e la solitudine, vere cause di tanti mali. Avevo paura di programmare una vacanza, un viaggio o più semplicemente una cena con gli amici, in quanto non sapevo se sarei riuscito a concludere l’intera giornata senza dovermi appartare per le solite punture che, se a volte facevano passare quel dolore atroce, di contro mi stordivano rendendomi inutile. Ho trascorso dieci lunghi anni in quasi totale isolamento, un lunghissimo tempo fatto di rinunce: la cefalea è una malattia che mina i rapporti sociali. Solo gli amici intimi erano ammessi, e non sempre, perché bastava poco per risvegliare la crisi. Conoscevo ogni sfumatura del male, lo sentivo arrivare da lontano, era come una spada conficcata nella mia testa giorno e notte. In queste circostanze ho sempre cercato Dio, nonostante una ridda di pensieri mi rincorresse convincendomi che, poiché la risposta non arrivava, ero indegno della grazia divina. Eppure, avevo già sperimentato la salvezza, il dono della vita, avevo una moglie credente e una figlia, Giorgia, che era un reale dono di Dio... Mi sono convertito a Torino, rivedendo dopo circa vent’anni dei parenti che appartenevano ad un mondo diverso, quello evangelico. Dall’incontro scaturì un invito ad assistere al culto nella loro chiesa evangelica, una richiesta alla quale io e la mia compagna rispondemmo più per dovere che per piacere. Non è possibile spiegare con la logica quel che avvenne, come si può entrare in una chiesa con delle idee e uscirne cambiati, totalmente rinnovati, benedetti, felici di essere stati alla presenza di Dio, sentire di appartenere a Lui. In quel culto divenni una persona nuova e iniziò per me una vita nuova, cambiarono le mie abitudini, le amicizie, gli usi, i costumi, il linguaggio. Io e la mia compagna volevamo un bambino che non arrivava, così iniziammo a pregare Dio, convinti che a Lui nulla è impossibile. Fino a quel momento avevamo convissuto, perché avevo delle riserve riguardo al matrimonio, ma essendo diventato Gesù il centro della nostra vita, decidemmo di sposarci e consacrare così definitivamente la nostra vita al Signore. Non passarono che tre mesi e mia moglie scoprì di essere in attesa di un figlio, la gioia era grande, era un susseguirsi di lodi a Dio. Un atto di fede ci fece decidere di non procedere, nonostante la nostra età, ad alcuna analisi particolare, certi com’eravamo del dono di Dio, che arrivò fedelmente. Intanto, i miei ripetuti mal di testa, così come il mio pellegrinare per ospedali, continuavano. Avevo interpellato tanti altri medici e assunto nuovi farmaci, mi ero trasferito anche in altre città, ma il verdetto rimaneva sempre lo stesso: “Ci dispiace, lei ha fatto già tutto quel che era possibile, proviamo con quest’altro farmaco, ma sappia che non c’è cura per questo male”. Accumulavo delusioni su delusioni, cercando coraggio in Dio e perseverando nella fede, consapevole che solo Lui poteva fermare quel male. Gli attacchi cominciarono a susseguirsi sempre più repentinamente, con una violenza superiore alle mie forze, al punto da farmi pensare, in certe circostanze, di smettere di vivere. La mia fede, a volte, ha vacillato, ma il Signore mi ha sempre tenuto per mano e ogni volta che passavano le crisi, che erano ormai quotidiane, Egli mi infondeva forza e coraggio, facendomi dimenticare la sofferenza di prima e convincendomi ad apprezzare la vita che Egli stesso mi aveva donato. Sono andato avanti così finché, negli ultimi mesi dello scorso anno la situazione è precipitata e sono arrivato a farmi iniezioni due, quattro, sei volte al giorno, sebbene dovessi far uso della mia medicina non più di due volte in ventiquattrore. Provavo quasi vergogna ad andare nelle stesse farmacie, e così consegnavo le ricette in punti diversi della città. Sono approdato all’anno nuovo come un naufrago, ma il 2 gennaio del 2006 mi sono sentito diverso, mi sono svegliato senza un minimo di mal di testa, cosa che ormai capitava raramente. Mi sono sentito felice e ho avvertito dentro il mio cuore l’invito ad inginocchiarmi e ringraziare il Signore per la guarigione. Non ho dubitato e, convinto della liberazione, mi sono inginocchiato, ho pregato e ringraziato Dio, poi ho chiamato mia moglie e le ho raccontato l’accaduto. È trascorso qualche mese da quel giorno e non ho più usato quelle terribili iniezioni, che pure erano la sola cosa che mi dava sollievo. Non ho più mal di testa! Il Signore, l’Onnipotente, Colui che non ci lascia e non ci abbandona ha detto: “…invocami nel giorno della distretta: Io te ne trarrò fuori, e tu mi glorificherai” (Salmo 50:15).
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14 dicembre 2009 1 14 /12 /dicembre /2009 00:52
DEFINIAMO LA FEDE


La fede ? il fondamento dell?esperienza cristiana (Efesini 2:8), ed ? anche la base per ricevere, crescere e arrivare alla purezza (2 Pietro 1: 5-8). Viviamo tutta la nostra vita cristiana per mezzo della fede. Paolo evidenzia questa verit? in Galati 2:20, dove testimonia: ?Vivo nella fede nel Figlio di Dio?.

La dottrina della fede non appartiene certo solo al Nuovo Testamento, infatti uno dei profeti dell?Antico Testamento dichiar?: ?Il giusto vivr? per la sua fede? (Abacuc 2:4). Ai tempi del Nuovo Testamento in Galati 2:20 Paolo dichiara che i giusti vivono nella fede in Dio, e in Romani 14:23 dice anche: ?Tutto quello che non viene da fede ? peccato?. Ogni cosa che facciamo dev?essere fatta per fede, rispondendo ad un particolare mandato di Dio. Se non agiamo per fede e secondo la volont? di Dio, perderemo la gloria di Dio e non compiremo la Sua volont? per la nostra vita. Senza fede ? impossibile piacere a Dio (Ebrei 11:6).

Adesso dobbiamo dare una definizione di fede. La fede non ? un?emozione, e non ? neanche il frutto della nostra volont? o del nostro intelletto; ? divina. In Ebrei 11:1 Paolo ci d? probabilmente la migliore definizione di fede delle Scritture: ?Or la fede ? certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono?. La fede ? una certezza ? ? qualcosa di tangibile; puoi sentirla. Quando ce l?hai lo sai. Ma ? un dono di Dio (Efesini 2:8).

Possiamo sperare e pregare che il Signore ci dia una certa cosa, ma come essere sicuri che la riceveremo? Possiamo avere la certezza di ricevere quello che abbiamo chiesto se abbiamo la fede di Dio, perch? la fede ? dimostrazione di cose che non si vedono e certezza di cose che si sperano. La fede ? una cosa estremamente reale!

Dio ci d? fede perch? si compia il Suo scopo e affinch? Lui sia glorificato. Le parole di Cristo in Marco 11:22 vengono tradotte nella Nuova Riveduta con: ?Abbiate fede in Dio!? In realt?, la traduzione letterale dal greco sarebbe: ?Abbiate la fede di Dio?. Dobbiamo avere la fede di Dio perch? viviamo per la Sua fede (Galati 2:20, Abacuc 2:4). Vorrei fare un esempio perch? credo che sia molto importante capire come funziona la fede.

Alcuni anni fa Zion Fellowship stava cercando di comprare una struttura a New York da usare come centro per la missione, per convegni e per la Scuola Biblica. All?epoca la Chiesa Cattolica stava vendendo un campus nel nord dello stato di New York. Lo stato di New York, che aveva offerto 800.000 dollari per il campus, voleva istituirvi un penitenziario. La maggior parte delle persone che vivevano nella zona circostante non volevano che lo Stato lo comprasse, perch? non volevano un carcere vicino alle citt? dove vivevano. Noi sentivamo che il Signore aveva scelto questo campus per la nostra Scuola Biblica.

In ogni caso non avevamo fondi. Alcuni di noi iniziarono a pregare e sentimmo che il Signore voleva che offrissimo alla Chiesa Cattolica 400.000 dollari. Era un atto di fede, perch? non avevamo il denaro per comprare l?edificio. Abraamo compr? un terreno per 400 sicli d?argento (Genesi 23:16), che secondo i nostri calcoli era l?equivalente di circa 400.000 dollari di oggi. Questa era la cifra che il Signore ci aveva messo in cuore di offrire.

La nostra offerta fu accettata. Questo fu il primo miracolo. Tuttavia, non avevamo soldi e l?anticipo era di 2.500 dollari. Decidemmo di non chiedere soldi a nessuno. Semplicemente pregammo Dio con fede: ?Signore, se ? la Tua volont? che compriamo questo campus, per favore provvedici il denaro?. Il denaro arriv? proprio come per fede ci aspettavamo che arrivasse. Alla fine del mese dovevamo pagare 22.500 dollari ai negoziatori cattolici e anche questo denaro arriv? in tempo grazie alla preghiera. Anche questa volta non avevamo parlato a nessuno dei nostri bisogni. L?ostacolo successivo da superare per fede era il pagamento di 100.000 dollari.

Quando finalmente ci trasferimmo nel campus c?erano ancora molte spese da fare prima di essere operativi e circa sei mesi dopo il Signore mi disse: ?Voglio che costruiate un auditorio da usare sia per le conferenze che come palestra per gli studenti della Scuola Biblica?. Non avevamo soldi, e non avevamo neanche finito di pagare l?edificio, ma quando chiesi al Signore: ?Da dove arriveranno i soldi per questo progetto??, il Signore rispose immediatamente: ?Non avete bisogno di soldi. Io ho messo fede nel vostro cuore e questa fede provveder? il denaro necessario per costruire l?auditorio?.

Il Signore fu fedele alla Sua parola, come sempre. Non ci fu nessun appello per chiedere denaro. Iniziammo a costruire l?auditorio che ci cost? 110.000 dollari circa e, nel preciso momento in cui avevamo bisogno del denaro, il Signore non solo provvide i 100.000 dollari per pagare la prima rata, ma ci diede abbastanza per pagare tutti i 400.000 dollari che restavano da pagare e l?auditorio allo stesso tempo.

? stata la fede che il Signore ha messo nel mio cuore che ha provveduto a pagare il campus e l?auditorio. Non avevamo chiesto denaro a nessuno, eppure arriv? al momento giusto. Sappiamo che cosa stiamo dicendo quando parliamo dei vari principi della fede, perch? abbiamo visto il Signore agire in maniera miracolosa molte volte nella nostra vita. Io so per esperienza che la fede ? certezza. L?ho sentito nel mio cuore. ? la fede che provvede la risposta a qualsiasi bisogno che possiamo avere. Ma dobbiamo ricordare che la fede che permette che le nostre preghiere si realizzino ? un dono che viene da Dio. Non ? qualcosa che possiamo ?ravvivare? nel nostro cuore perch? vogliamo una nuova macchina o una nuova chiesa.

L?unico modo per avere fede ? che il Signore ce la dia. Tuttavia, il Signore d? la Sua fede solo per le cose che sono secondo la Sua volont?. Dobbiamo quindi essere assolutamente certi di non agire per presunzione, facendo qualcosa che non ? la volont? di Dio. Se ci muoviamo in una direzione che non ? quella di Dio, possiamo credere con tutta la nostra forza che la situazione si risolver?; ma se non proviene da Dio, Egli non ci dar? la fede per vedere che la Sua mano compie l?opera.

La fede ? una realt? assoluta ? essa provvede. La fede che provvide il denaro per la Scuola Biblica e per il centro missionario ha provveduto anche il denaro per far funzionare il college e per sostenere dei missionari in vari continenti per pi? di dodici anni. Dobbiamo avere la fede di Dio!
Descrizione: Alcuni credono che avere fede sia semplicemente un titolo per ottenere benedizioni e prosperità. Altri credono che la fede in sé stessi sia tutto ciò di cui si ha bisogno nella vita. Ed altri ancora sostengono che la fede sia una forza cosmica che genera super-uomini, invincibili e super-spirituali. Non è nulla di tutto ciò. La fede non è credere in ciò che tu sai non esser vero, né è credere in qualcosa che non si può provare. La Bibbia è un libro incentrato sulla fede ed offre la prova che rende la fede così vitale, così importante e così stupefacente. In LA FEDE: Il contatto con la potenza di Dio, Reinhard Bonnke attinge dai suoi anni di studio personale e di vibrante ministero svolto a favore di milioni di persone per rivelare che: “La fede è come un sistema di cavi elettrici che porta potenza nella nostra vita. La fede stessa non è la potenza, ma ci collega con la fonte della potenza. Non c'è contatto con la potenza di Dio senza la fede. Ciò che crediamo che accadrà domani, proviene da ciò che già sappiamo che è accaduto ieri. Non è la dimensione della vostra fede che determina i risultati, ma la dimensione dell'Iddio in cui credete”. REINHARD BONNKE è il fondatore e presidente di “Christ for all Nations”, un'associazione evangelistica internazionale con sede a Francoforte, Germania. Egli conduce campagne evangelistiche in tutta l'Africa e in altre parti del mondo. Segni e miracoli accompagnano la predicazione dell'Evangelo fatta in presenza di vaste folle, la più grande delle quali ha visto la partecipazione di più di un milione di persone in una sola riunione.
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14 dicembre 2009 1 14 /12 /dicembre /2009 00:40
I CRISTIANI SONO TUTTI UGUALI


Ma forse no! Ed è un disastro

Molte volte, quando i credenti si trovano insieme in grandi incontri, hanno la sensazione di essere quasi usciti dal mondo per ritrovarsi in cielo, alla presenza del Signore.

Quando rimettono i piedi per terra, a casa loro, scoprono che esistono ancora differenze e dissidi fra loro, come sempre. O che si tratti delle differenze fra le diverse chiese, le sette e le organizzazioni religiose. O he si tratti, purtroppo, soltanto di scontri e antipatie nella loro piccola chiesa locale, l’accordo non si trova.

Eppure, come si ricorda spesso, e particolarmente quando tutti i cristiani sono di buon umore durante le feste di fine anno, Gesù aveva davvero pregato “che siano tutti uno”. Si tratta di una preghiera sua, forse l’unica, che non è stata esaudita?

Ora, nel ventunesimo secolo, le chiese cristiane sono piombate in tempi difficili. Sono pochi quelli che le seguono ancora con sincero fervore, e tanti che si professano cristiani senza sapere veramente cosa voglia dire.

Cattolici, protestanti, evangelici si ripiegano sul fatto che Gesù ha insegnato che bisogna amare tutti, perfino i nemici e che, in fondo, tutti ci riconosceranno come cristiani non tanto dalla nostra dottrina né della nostra fedeltà alle pratiche religiose, ma dall’amore che abbiamo gli uni per gli altri. Basta lasciare da parte tutte le differenze inutili, le tradizioni, i dogmi, i sacramenti e le scomuniche storiche per abbracciarci e tuffarci tutti insieme nell’oceano dell’amore.

Sembra facile, ma non lo è! Infatti, alcuni cristiani sono attaccati alle loro dottrine, altri pensano che certe usanze, come il battesimo e la cena del Signore, non si dovrebbero buttare alle ortiche con tanto entusiasmo.

Da una parte, alcuni, pure non intendendo salvare nulla del cristianesimo storico per loro stessi, sono pronti, comunque, a lasciare in pace quelli che ancora ci credono, e bonariamente riconoscere che sono, in qualche modo, ammirevoli per la loro sincerità.

Altri, invece, considerano l’attaccamento di questi “fedeli” a cose antiche una manifestazione di ostinato oscurantismo e giudicano il loro tentativo di tenersi separati da chi ha già abbandonato le cose vecchie, come un’atteggiamento antisociale e pericoloso per la pace nazionale e mondiale.

Ma basta saperne anche solo un po’ sulle religioni, sulle dottrine e le usanze dei diversi movimenti e sulle chiese cristiane per rendersi conto che esistono fra loro delle differenze abissali. Alcuni credono che la Bibbia sia senza errori, altri che sia piena di leggende e incongruenze.

Alcuni credono che Gesù sia Dio e altri che Lui stesso non l’ha neppure mai pensato, ma che altri, forse lo stesso Paolo, lo hanno interpretato male.

Alcuni credono che Dio abbia basato la salvezza dell’uomo, che si era e si è ribellato a Lui, sulla morte e la risurrezione di Gesù. Altri che Gesù è morto solo per dimostrare fino a quale punto bisogna amare il prossimo, ma che la sua morte non abbia avuto niente a che fare con la salvezza di altri uomini.

Alcuni credono che il Papa, circondato e sostenuto dal vescovi, interpreti fedelmente e infallibilmente la Bibbia. Altri credono che il Papa sia solo un uomo che esprime le sue idee e basta.

Allora, a questo punto è logico e necessario domandarsi se sarà mai possibile che le religioni possano vivere in pace e addirittura unirsi in un’unica religione universale.

Citerò altre parole di Gesù, la prossima volta, che potranno aiutarci ad avvicinarci alla verita.
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14 dicembre 2009 1 14 /12 /dicembre /2009 00:35
Paura di morire. Tante domande. Perché si muore? Cosa succede dopo la morte? Poco prima della sua morte, Gesù si era incontrato con i suoi discepoli per mangiare la cena della Pasqua. E Gesù disse loro, dopo avere annunziato la sua morte imminente: “Il vostro cuore non sia turbato”. Egli vedeva chiaramente sulle loro facce e sentiva nel tono della loro voce, la paura. Ma, davanti alla morte, tutti hanno paura. Soffrirò tanto? Dove si va quando si muore? Merito la grazia di Dio o la punizione? È una bella esortazione mista a rimprovero: “Non siate turbati!” Ma sembra poco realistica, poco adatta. L’ansia, il turbamento sono più che giustificati. Come si può vincerli? Gesù aggiunse: “Credete in Dio; credete anche in me”. Certo, davanti ad una realtà così spaventevole, ci vuole pure la fede. Ma tu pensi: io vorrei anche capirci qualcosa. Non è sbagliato rispondere a domande sincere e basilari, proponendo, al posto della ragione, la fede? La verità è questa: la realtà della morte, non solo del corpo, ma anche della personalità, è così vasta che la tua mente non arriverebbe mai a comprenderla. Potresti pensarci 24 ore al giorno, leggere migliaia di libri e non venirne mai a capo. La scienza, la logica, la ragione non bastano. E non sono neanche l’unico mezzo per conoscere e comprendere la verità. La morte è uno di quegli argomenti che gli uomini hanno meditato e discusso da milenni e non sono arrivati ancora a capire. Anzi, se non arrivi ad affidarti alla fede, non la capirai mai. Credere non è, comunque, rinunziare alla logica e alla mente. È piuttosto, il riconoscere che vi sono certi tipi di verità che possono essere esaminate e provate scientificamente, e altri tipi di verità che, quando affermate e spiegate da qualcuno che le comprende, debbono essere riconosciute e accettate soltanto per fede. Per noi, che non abbiamo ora né coscienza né conoscenza della nostra esistenza prima della nascita e dopo la morte, queste realtà ci devono essere spiegate da qualcuno che ha una conoscenza non limitata alle realtà fisiche o materiali. E queste verità si comprendono soltanto per fede. Sono esattamente questi tipi di verità che Gesù ha messo davanti agli apostoli in quel momento. Verità che non si possono investigare scientificamente, ma che non sono per questo motivo affatto meno reali né meno certe. “Mio Padre vive in una casa così grande che ha posto per tutti quelli che verranno ad abitare con noi. Ma io devo ancora partecipare alla sua preparazione. Perciò, fra poco vi lascerò, ma non preoccupatevi, perché io certamente ritornerò per portare ognuno di voi nella casa celeste dove vivremo per sempre senza più sofferenze, malattie o morte.” A te, che leggi, questo sembra un racconto fittizio come quello di Pinocchio o di Cenerentola? Da un lato lo è! Perché non puoi chiedere né ricevere delle prove scientifiche che si tratti di verità. Ma, da un altro lato, è molto convincente logicamente. Perché? Perché la logica stessa ti insegna che non puoi vedere né misurare ciò che Dio ha creato in un altro mondo. Quel mondo è vero quanto la sedia su cui sei seduto, o la forchetta che usi per mangiare, ma queste sono cose di questo mondo, e nessuna logica può dimostrare o provare che non esistono altri mondi, altre realtà che per te sono ora invisibili, ma che potrai vedere e sperimentare nel futuro, come Gesù ha promesso. Ed è per questo che Gesù disse agli apostoli e che dice a te: “Pensi alla morte, ma non la comprendi? Ti spaventa perché fa parte dell’ignoto? «Il tuo cuore non sia turbato»”. Egli controlla tutto e non c’è nulla da temere, se tu sei pronto ad andare da Lui quando ti chiama.
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4 dicembre 2009 5 04 /12 /dicembre /2009 00:13

L’uomo stava pensando ,mentre percorreva il suo solito percorso  giornaliero , ho sempre paura ogni volta che lo percorro da solo .

Si domandava: cosa ne sarà di se tra qualche anno?

La percorrerò ancora o mi ritroverò anche io in qualche cimitero ,

in una bara fredda ,senza nessuno.

Si accorse che tutto ciò era molto triste ,ma poi alzo lo sguardo al

cielo e pensò: Lassù c’è un Dio che mi ama .

Se dovessi morire so per certo che andrò con lui ,perche Dio mi ama.

Ha mandato suo figlio Gesù a morire sulla croce per i miei peccati,

Dio vuole amare anche te ! affida anche tu la tua vita ad esso.

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2 novembre 2009 1 02 /11 /novembre /2009 15:06
Perciò è giusto accogliere gli omosessuali, gli adulteri, i fornicatori e ogni altro peccatore, ma per annunciare loro il Vangelo della salvezza, per invitarli a ravvedersi dai loro vergognosi peccati e convertirsi a Gesù Cristo. Non dobbiamo giustificare le relazioni illecite e peccaminose, dobbiamo esortare il peccatore a ravvedersi, rinunciare al peccato e accettare nel cuore Gesù Cristo. Il sangue di Gesù purifica da ogni peccato, il Signore salva il peccatore, trasforma la mente e il cuore; solo così è possibile entrare nel regno dei cieli e ricevere la vita eterna. Dice il Signore: "In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio" (Giovanni, 3:3).

La parola di Dio si esprime chiaramente: "Guai chi chiama bene il male" (Isaia, 5:20). Il fatto che la convivenza fuori dal matrimonio e i rapporti omosessuali non vengano considerati una trasgressione non vuol dire che non siano più peccato neanche davanti a Dio. Siate certi e convinti che queste sono cose ingiuste. Il cristiano non deve conformarsi ai valori di questo mondo. Dobbiamo indossare "l’abito delle nozze" (Matteo, 22:11-14), cioè vivere nella purezza, come la sposa di Cristo che vive in vista del ritorno dello sposo.

Il matrimonio tra l’uomo e la donna è un’istituzione divina, il riflesso dell’amore celeste, espressione del rapporto tra Gesù Cristo e la Chiesa. Nessuno violi i valori spirituali che contiene! La Parola di Dio è incontestabile, i fornicatori, gli adulteri e gli effeminati, se non si ravvedono, non erediteranno il regno di Dio. È scritto: "Non v'illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi..." (1 Corinzi, 6:9-11).

Noi tutti vivevamo un tempo immersi nel peccato. Abbiamo commesso molti peccati di cui ora ci vergogniamo e a causa dei quali non avremmo mai ereditato il regno di Dio. Chi di noi è senza peccato? Infatti, "Non c'è nessun giusto, neppure uno...: tutti hanno peccato" (Romani, 3:10,23). Ma ci siamo ravveduti e convertiti a Gesù Cristo. Da quando abbiamo accettato Gesù Cristo nel nostro cuore, la fornicazione e l’impurità tra di noi non deve più essere neppure nominata (Efesini, 5:3).

Adesso che apparteniamo a Cristo, sapendo che "è per queste cose che l’ira di Dio viene sugli uomini ribelli", dobbiamo prendere in seria considerazione l’ammonimento: "Non siate dunque loro compagni, fratelli miei, perché in passato eravate tenebre ma ora siete luce. Comportatevi come figli di luce..., esaminando cosa sia gradito al Signore. Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, piuttosto denunciatele" (Efesini, 5:6-11).

Concludo con le parole della Prima lettera ai Corinzi, 5:9-13: "Vi ho scritto di non mischiarvi con i fornicatori, non del tutto però, con i fornicatori di questo mondo, o con gli avari e i ladri, o con gli idolatri, perché altrimenti dovreste uscire da questo mondo." Dio non vi dice di non frequentare i fornicatori e i gay. Anzi, per annunciare loro il Vangelo di Cristo, affinché si ravvedano e si convertano, è necessario che li avviciniate. "Ma quello che vi ho scritto è di non mischiarvi con chi chiamandosi fratello sia un fornicatore, un avaro, un idolatra, un oltraggiatore, un ubriacone, un ladro. Con quelli non dovete neppure mangiare. Poiché, devo forse giudicare quelli di fuori? Non giudicate però voi quelli di dentro? Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio in mezzo a voi stessi". Abbiamo il dovere di giudicare la condotta di quelli che si chiamano fratelli. Nella Chiesa non deve essere tollerata nessuna specie di peccato, né di impurità, perché i credenti sono la luce del mondo.

La grazia del Signore Gesù Cristo sia con tutti voi.
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2 novembre 2009 1 02 /11 /novembre /2009 14:59

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La grande maggioranza di chiese evangeliche condanna la fornicazione tra maschi e tra femmine. Alcuni teologi e pastori delle chiese storiche, però, fanno passare per giusto ciò che agli occhi di Dio è un'infamia, proclamano verità quello che è un’abominazione. Essi ci accusano di insensibilità perché non vogliamo accettare come fratelli e sorelle in Cristo coloro che praticano questo infame peccato. Ribattono che, se li consideriamo nel peccato, lo siamo anche noi che ci riteniamo salvati. Certo, è vero, siamo tutti peccatori, nessuno è senza peccato, ma ci sono peccatori pentiti che si sono ravveduti, invocando il perdono del Signore, abbandonando il proprio stile di vita peccaminoso e cercando la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore (Ebrei, 12:14), e peccatori che continuano orgogliosamente a perseverare nel proprio peccato. I nostri peccati sono stati crocifissi con Cristo e con lui sepolti nel nostro battesimo. Così, se ci succede di peccare, non tolleriamo il peccato, ma invochiamo il sangue di Cristo per esserne purificati.

Come ci furono nel passato, scrive l’apostolo Pietro, "ci saranno anche tra di voi falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione... Molti li seguiranno nella loro dissolutezza; e a causa loro la via della verità sarà diffamata" (2 Pietro, 2:1-2). Il danno provocato da questi "falsi dottori" è grave, ma il Signore ha riservato loro "la punizione nel giorno del giudizio; soprattutto quelli che vanno dietro alla carne nei suoi desideri impuri".

"Audaci, arroganti, non hanno orrore di dir male delle dignità"..., (2 Pietro, 2: 9-10) "come bestie prive di ragione, destinate per natura a essere catturate e distrutte, dicono male di ciò che ignorano... Hanno occhi pieni d'adulterio e non possono smetter di peccare; ...sono figli di maledizione!" (2 Pietro, 2: 12,14).

«Costoro sono fonti senz'acqua e nuvole sospinte dal vento; a loro è riservata la caligine delle tenebre. Con discorsi pomposi e vuoti adescano, mediante i desideri della carne e le dissolutezze, quelli che si erano appena allontanati da coloro che vivono nell'errore; promettono loro la libertà, mentre essi stessi sono schiavi della corruzione, perché uno è schiavo di ciò che lo ha vinto.

Se infatti, dopo aver fuggito le corruzioni del mondo mediante la conoscenza del Signore e Salvatore Gesù Cristo, si lasciano di nuovo avviluppare in quelle e vincere, la loro condizione ultima diventa peggiore della prima. Perché sarebbe stato meglio per loro non aver conosciuto la via della giustizia, che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo comandamento che era stato dato loro. È avvenuto di loro quel che dice con verità il proverbio: "Il cane è tornato al suo vomito", e: "La scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango"» (2 Pietro,
2:17-22).

I cristiani nati di nuovo non vivono più per se stessi, ma la nuova vita che Gesù ha dato loro e che durerà per tutta l’eternità. Quelli che si convertono e accettano Gesù nel cuore non praticano più alcun peccato, anzi ne hanno orrore. Certo, può succedere che il credente commetta degli errori, ma una cosa è praticare il peccato volontariamente e altra caderci involontariamente. Chi vive volontariamente nel peccato, giustifica la propria condizione e continua a commettere il peccato. Invece colui che si è convertito a Cristo, se gli accade per qualche disgraziato motivo di commettere un peccato, quando se ne accorge è come se un coltello gli trapassasse il cuore e immediatamente si pente invocando il perdono divino. Questo perché il peccato non dimora più nel suo cuore, dove regna il Signore Gesù. Satana è il tentatore e va sempre attorno cercando di indurci in tentazione e talvolta, a causa della nostra carnalità, della nostra superficialità, della nostra debolezza spirituale, ci riesce, ma peccare non è più un desiderio di chi ama Gesù. Mentre la condotta dei fornicatori che peccano coscientemente non è giustificabile agli occhi di Dio.

Sono consapevole del fatto che si ritiene che molti omosessuali possano essere diventati tali per cause che, per quanto non ancora individuate con chiarezza, hanno le loro radici in esperienze negative vissute durante l’infanzia, come per esempio violenze subite e deleterie condotte educative. Ma il cristiano non può, contro l'evidenza della parola di Dio, non riconoscere il peccato dove si è prodotta una corruzione della condotta. In teoria si potrebbero sempre individuare, all'origine di ogni comportamento illecito, degli eventi che lo hanno favorito. Questo vale, ad esempio, anche per la dipendenza dalle droghe, la dipendenza dall’alcol, e così via. Gesù Cristo, però, è potente da liberare da ogni dipendenza e da ogni legame spirituale. Infatti abbiamo numerose testimonianze di cristiani che, con la conversione al Signore Gesù, sono usciti da qualche terribile condizione, come la tossicodipendenza, l'alcolismo e anche l'omosessualità, e, grazie all’opera dello Spirito Santo, sono diventati nuove creature.

La fornicazione è peccato! L’unica relazione sessuale lecita è quella tra l’uomo e la donna nell’ambito del matrimonio, ogni altra relazione sessuale è fornicazione e peccato. Se, come alcuni affermano, la loro è una condizione naturale e sono così dalla nascita, per non fornicare, possono praticare l’astinenza (come ci viene chiesto di fare per ogni specie di fornicazione), ovvero fare quello che dice Gesù: "Vi sono degli eunuchi, i quali si sono fatti eunuchi da sé a motivo del regno dei cieli. Chi può capire, capisca" (Matteo, 19:12). Nessuno può seguire contemporaneamente la carne e lo Spirito. "Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste" (Galati, 5:17).

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2 novembre 2009 1 02 /11 /novembre /2009 14:56
 Lutero ha appeso le sue 95 tesi alla porta della chiesa di Wittenberg dando così inizio alla Riforma protestante. Le tesi (l'originale è in latino) riguardano la vendita delle indulgenze e i poteri del Papa. La vendita delle indulgenze era praticata dalla Chiesa di Roma per finanziare la costruzione della Basilica di S. Pietro. I fedeli desiderosi di purificarsi potevano, in pratica, comprarsi, a seconda delle loro possibilità economiche la remissione totale o parziale dinanzi a Dio dei loro peccati. Poteva essere comprata sia per i vivi che per i loro cari defunti. La ribellione contro questa pratica costituì uno dei punti di partenza di Martin Lutero per chiedere riforme e, quando non furono concesse, per rompere definitivamente con la chiesa di Roma. La forza rivoluzionaria di questo documento sta soprattutto nei passaggi in cui Lutero nega al Papa e ai sacerdoti di concedere ciò che secondo lui solo Dio può concedere. Dato che, nel '500 religione e potere politico erano fortemente intrecciate, la spaccatura religiosa e la reazione della chiesa di Roma portarono inevitabilmente anche a una spaccatura politica profonda e dolorosa, con più di una guerra tra le opposte fazioni che spesso usavano la religione solo per portare avanti scopi ben più "terreni". Vedi a proposito anche: La guerra dei trent'anni 1. Da unser Herr und Meister Jesus Christus spricht "Tut Buße" usw. (Matth. 4,17), hat er gewollt, daß das ganze Leben der Gläubigen Buße sein soll. 2. Dieses Wort kann nicht von der Buße als Sakrament - d. h. von der Beichte und Genugtuung -, die durch das priesterliche Amt verwaltet wird, verstanden werden. 3. Es bezieht sich nicht nur auf eine innere Buße, ja eine solche wäre gar keine, wenn sie nicht nach außen mancherlei Werke zur Abtötung des Fleisches bewirkte. 4. Daher bleibt die Strafe, solange der Haß gegen sich selbst - das ist die wahre Herzensbuße - bestehen bleibt, also bis zum Eingang ins Himmelreich. 5. Der Papst will und kann keine Strafen erlassen, außer solchen, die er auf Grund seiner eigenen Entscheidung oder der der kirchlichen Satzungen auferlegt hat. 6. Der Papst kann eine Schuld nur dadurch erlassen, daß er sie als von Gott erlassen erklärt und bezeugt, natürlich kann er sie in den ihm vorbehaltenen Fällen erlassen; wollte man das geringachten, bliebe die Schuld ganz und gar bestehen. 7. Gott erläßt überhaupt keinem die Schuld, ohne ihn zugleich demütig in allem dem Priester, seinem Stellvertreter, zu unterwerfen. 8. Die kirchlichen Bestimmungen über die Buße sind nur für die Lebenden verbindlich, den Sterbenden darf demgemäß nichts auferlegt werden. 9. Daher handelt der Heilige Geist, der durch den Papst wirkt, uns gegenüber gut, wenn er in seinen Erlassen immer den Fall des Todes und der höchsten Not ausnimmt. 10. Unwissend und schlecht handeln diejenigen Priester, die den Sterbenden kirchliche Bußen für das Fegefeuer aufsparen. 1. Il Signore e maestro nostro Gesù Cristo dicendo: "Fate penitenza ecc." volle che tutta la vita dei fedeli fosse una penitenza. 2. Questa parola non può intendersi nel senso di penitenza sacramentale (cioè confessione e soddisfazione, che si celebra per il ministero dei sacerdoti). 3. Non intende però solo la penitenza interiore, anzi quella interiore è nulla se non produce esteriormente varie mortificazioni della carne. 4. Rimane cioè l'espiazione sin che rimane l'odio di sé (che è la vera penitenza interiore), cioè sino all'ingresso nel regno dei cieli. 5. Il papa non vuole né può rimettere alcuna pena fuorché quelle che ha imposte per volonta propria o dei canoni. 6. Il papa non può rimettere alcuna colpa se non dichiarando e approvando che è stata rimessa da Dio o rimettendo nei casi a lui riservati, fuori dei quali la colpa rimarrebbe certamente. 7. Sicuramente Dio non rimette la colpa a nessuno, senza sottometterlo contemporaneamente al sacerdote suo vicario, completamente umiliato. 8. I canoni penitenziali sono imposti solo ai vivi, e nulla si deve imporre in base ad essi ai moribondi. 9. Lo Spirito Santo dunque, nel papa, ci benefica eccettuando sempre nei suoi decreti i casi di morte e di necessità. 10. Agiscono male e con ignoranza quei sacerdoti, i quali riservano penitenze canoniche per il purgatorio ai moribondi. 11. Die Meinung, daß eine kirchliche Bußstrafe in eine Fegefeuerstrafe umgewandelt werden könne, ist ein Unkraut, das offenbar gesät worden ist, während die Bischöfe schliefen. 12. Früher wurden die kirchlichen Bußstrafen nicht nach, sondern vor der Absolution auferlegt, gleichsam als Prüfstein für die Aufrichtigkeit der Reue. 13. Die Sterbenden werden durch den Tod von allem gelöst, und für die kirchlichen Satzungen sind sie schon tot, weil sie von Rechts wegen davon befreit sind. 14. Ist die Haltung eines Sterbenden und die Liebe (Gott gegenüber) unvollkommen, so bringt ihm das notwendig große Furcht, und diese ist um so größer, je geringer jene ist. 15. Diese Furcht und dieser Schrecken genügen für sich allein - um von anderem zu schweigen -, die Pein des Fegefeuers auszumachen; denn sie kommen dem Grauen der Verzweiflung ganz nahe. 16. Es scheinen sich demnach Hölle, Fegefeuer und Himmel in der gleichen Weise zu unterscheiden wie Verzweiflung, annähernde Verzweiflung und Sicherheit. 17. Offenbar haben die Seelen im Fegefeuer die Mehrung der Liebe genauso nötig wie eine Minderung des Grauens. 18. Offenbar ist es auch weder durch Vernunft- noch Schriftgründe erwiesen, daß sie sich außerhalb des Zustandes befinden, in dem sie Verdienste erwerben können oder in dem die Liebe zunehmen kann. 19. Offenbar ist auch dieses nicht erwiesen, daß sie - wenigstens nicht alle - ihrer Seligkeit sicher und gewiß sind, wenngleich wir ihrer völlig sicher sind. 20. Daher meint der Papst mit dem vollkommenen Erlaß aller Strafen nicht einfach den Erlaß sämtlicher Strafen, sondern nur derjenigen, die er selbst auferlegt hat. 11. Tali zizzanie del mutare una pena canonica in una pena del Purgatorio certo appaiono seminate mentre i vescovi dormivano. 12. Una volta le pene canoniche erano imposte non dopo, ma prima dell'assoluzione, come prova della vera contrizione. 13. I morituri soddisfano ogni cosa con la morte, e sono già morti alla legge dei canoni, essendone sollevati per diritto. 14. La integrità o carità perfetta del morente, porta necessariamente con sé un gran timore, tanto maggiore quanto essa è minore. 15. Questo timore e orrore basta da solo, per tacere d'altro, a costituire la pena del purgatorio, poiché è prossimo all'orrore della disperazione. 16. L'inferno, il purgatorio ed il cielo sembrano distinguersi tra loro come la disperazione, la quasi disperazione e la sicurezza. 17. Sembra necessario che nelle anime del purgatorio di tanto diminuisca l'orrore di quanto aumenti la carità. 18. Né appare approvato sulla base della ragione e delle scritture, che queste anime siano fuori della capacità di meritare o dell'accrescimento della carità. 19. Né appare provato che esse siano certe e sicure della loro beatitudine, almeno tutte, sebbene noi ne siamo certissimi. 20. Dunque il papa con la remissione plenaria di tutte le pene non intende semplicemente di tutte, ma solo di quelle imposte da lui. 21. Deshalb irren jene Ablaßprediger, die sagen, daß durch die Ablässe des Papstes der Mensch von jeder Strafe frei und los werde. 22. Vielmehr erläßt er den Seelen im Fegefeuer keine einzige Strafe, die sie nach den kirchlichen Satzungen in diesem Leben hätten abbüßen müssen. 23. Wenn überhaupt irgendwem irgendein Erlaß aller Strafen gewährt werden kann, dann gewiß allein den Vollkommensten, das heißt aber, ganz wenigen. 24. Deswegen wird zwangsläufig ein Großteil des Volkes durch jenes in Bausch und Bogen und großsprecherisch gegebene Versprechen des Straferlasses getäuscht. 25. Die gleiche Macht, die der Papst bezüglich des Fegefeuers im allgemeinen hat, besitzt jeder Bischof und jeder Seelsorger in seinem Bistum bzw. seinem Pfarrbezirk im besonderen. 26. Der Papst handelt sehr richtig, den Seelen (im Fegefeuer) die Vergebung nicht auf Grund seiner - ihm dafür nicht zur Verfügung stehenden - Schlüsselgewalt, sondern auf dem Wege der Fürbitte zuzuwenden. 27. Menschenlehre verkündigen die, die sagen, daß die Seele (aus dem Fegefeuer) emporfliege, sobald das Geld im Kasten klingt. 28. Gewiß, sobald das Geld im Kasten klingt, können Gewinn und Habgier wachsen, aber die Fürbitte der Kirche steht allein auf dem Willen Gottes. 29. Wer weiß denn, ob alle Seelen im Fegefeuer losgekauft werden wollen, wie es beispielsweise beim heiligen Severin und Paschalis nicht der Fall gewesen sein soll. 30. Keiner ist der Echtheit seiner Reue gewiß, viel weniger, ob er völligen Erlaß (der Sündenstrafe) erlangt hat. 21. Sbagliano pertanto quei predicatori d'indulgenze, i quali dicono che per le indulgenze papali l'uomo è sciolto e salvato da ogni pena. 22. Il papa, anzi, non rimette alle anime in purgatorio nessuna pena che avrebbero dovuto subire in questa vita secondo i canoni. 23. Se mai può essere concessa ad alcuno la completa remissione di tutte le pene, è certo che essa può esser data solo ai perfettissimi, cioè a pochissimi. 24. È perciò inevitabile che la maggior parte del popolo sia ingannata da tale indiscriminata e pomposa promessa di liberazione dalla pena. 25. La stessa potestà che il papa ha in genere sul purgatorio, l'ha ogni vescovo e curato in particolare nella propria diocesi o parrocchia. 26. Il papa fa benissimo quando concede alle anime la remissione non per il potere delle chiavi (che non ha) ma a modo di suffragio 27. Predicano da uomini, coloro che dicono che subito, come il soldino ha tintinnato nella cassa, l'anima se ne vola via. 28. Certo è che al tintinnio della moneta nella cesta possono aumentare la petulanza e l'avarizia: invece il suffragio della chiesa è in potere di Dio solo. 29. Chi sa se tutte le anime del purgatorio desiderano essere liberate, come si narra di S. Severino e di S. Pasquale?. 30. Nessuno è certo della sincerità della propria contrizione, tanto meno del conseguimento della remissione plenaria. 31. So selten einer in rechter Weise Buße tut, so selten kauft einer in der rechten Weise Ablaß, nämlich außerordentlich selten. 32. Wer glaubt, durch einen Ablaßbrief seines Heils gewiß sein zu können, wird auf ewig mit seinen Lehrmeistern verdammt werden. 33. Nicht genug kann man sich vor denen hüten, die den Ablaß des Papstes jene unschätzbare Gabe Gottes nennen, durch die der Mensch mit Gott versöhnt werde. 34. Jene Ablaßgnaden beziehen sich nämlich nur auf die von Menschen festgesetzten Strafen der sakramentalen Genugtuung. 35. Nicht christlich predigen die, die lehren, daß für die, die Seelen (aus dem Fegefeuer) loskaufen oder Beichtbriefe erwerben, Reue nicht nötig sei. 36. Jeder Christ, der wirklich bereut, hat Anspruch auf völligen Erlaß von Strafe und Schuld, auch ohne Ablaßbrief. 37. Jeder wahre Christ, sei er lebendig oder tot, hat Anteil an allen Gütern Christi und der Kirche, von Gott ihm auch ohne Ablaßbrief gegeben. 38. Doch dürfen der Erlaß und der Anteil (an den genannten Gütern), die der Papst vermittelt, keineswegs geringgeachtet werden, weil sie - wie ich schon sagte - die Erklärung der göttlichen Vergebung darstellen. 39. Auch den gelehrtesten Theologen dürfte es sehr schwerfallen, vor dem Volk zugleich die Fülle der Ablässe und die Aufrichtigkeit der Reue zu rühmen. 40. Aufrichtige Reue begehrt und liebt die Strafe. Die Fülle der Ablässe aber macht gleichgültig und lehrt sie hassen, wenigstens legt sie das nahe. 31. Tanto è raro il vero penitente, altrettanto è raro chi acquista veramente le indulgenze, cioè rarissimo. 32. Saranno dannati in eterno con i loro maestri coloro che credono di essere sicuri della loro salute sulla base delle lettere di indulgenza. 33. Specialmente sono da evitare coloro che dicono che tali perdoni del papa sono quel dono inestimabile di Dio mediante il quale l'uomo è riconciliato con Dio. 34. Infatti tali grazie ottenute mediante le indulgenze riguardano solo le pene della soddisfazione sacramentale stabilite dall'uomo. 35. Non predicano cristianamente quelli che insegnano che non è necessaria la contrizione per chi riscatta le anime o acquista lettere confessionali. 36. Qualsiasi cristiano veramente compiuto ottiene la remissione plenaria della pena e della colpa che gli è dovuta anche senza lettere di indulgenza. 37. Qualunque vero cristano, sia vivo che morto, ha la parte datagli da Dio a tutti i beni di Cristo e della Chiesa, anche senza lettere di indulgenza. 38. Tuttavia la remissione e la partecipazione del papa non deve essere disprezzata in nessun modo perché, come ho detto [v. tesi n°6], è la dichiarazione della remissione divina. 39. È straordinariamente difficile anche per i teologi più saggi esaltare davanti al popolo ad un tempo a prodigalità delle indulgenze e la verità della contrizione. 40. La vera contrizione cerca ed ama le pene, la larghezza delle indulgenze produce rilassamento e fa odiare le pene o almeno ne dà occasione. 41. Nur mit Vorsicht darf der apostolische Ablaß gepredigt werden, damit das Volk nicht fälschlicherweise meint, er sei anderen guten Werken der Liebe vorzuziehen. 42. Man soll die Christen lehren: Die Meinung des Papstes ist es nicht, daß der Erwerb von Ablaß in irgendeiner Weise mit Werken der Barmherzigkeit zu vergleichen sei. 43. Man soll den Christen lehren: Dem Armen zu geben oder dem Bedürftigen zu leihen ist besser, als Ablaß zu kaufen. 44. Denn durch ein Werk der Liebe wächst die Liebe und wird der Mensch besser, aber durch Ablaß wird er nicht besser, sondern nur teilweise von der Strafe befreit. 45. Man soll die Christen lehren: Wer einen Bedürftigen sieht, ihn übergeht und statt dessen für den Ablaß gibt, kauft nicht den Ablaß des Papstes, sondern handelt sich den Zorn Gottes ein. 46. Man soll die Christen lehren: Die, die nicht im Überfluß leben, sollen das Lebensnotwendige für ihr Hauswesen behalten und keinesfalls für den Ablaß verschwenden. 47. Man soll die Christen lehren: Der Kauf von Ablaß ist eine freiwillige Angelegenheit, nicht geboten. 48. Man soll die Christen lehren: Der Papst hat bei der Erteilung von Ablaß ein für ihn dargebrachtes Gebet nötiger und wünscht es deshalb auch mehr als zur Verfügung gestelltes Geld. 49. Man soll die Christen lehren: Der Ablaß des Papstes ist nützlich, wenn man nicht sein Vertrauen darauf setzt, aber sehr schädlich, falls man darüber die Furcht Gottes fahrenläßt. 50. Man soll die Christen lehren: Wenn der Papst die Erpressungsmethoden der Ablaßprediger wüßte, sähe er lieber die Peterskirche in Asche sinken, als daß sie mit Haut, Fleisch und Knochen seiner Schafe erbaut würde. 41. I perdoni apostolici devono essere predicati con prudenza, perché il popolo non intenda erroneamente che essi sono preferibili a tutte le altre buone opere di carità. 42. Bisogna insegnare ai cristiani che non è intenzione del papa equiparare in alcun modo l'acquisto delle indulgenze con le opere di misericordia. 43. Si deve insegnare ai cristiani che è meglio dare a un povero o fare un prestito a un bisognoso che non acquistare indulgenze. 44. Poiché la carità cresce con le opere di carità e fa l'uomo migliore, mentre con le indulgenze non diventa migliore ma solo più libero dalla pena. 45. Occorre insegnare ai cristiani che chi vede un bisognoso e trascurandolo dà per le indulgenze si merita non l'indulgenza del papa ma l'indignazione di Dio. 46. Si deve insegnare ai cristiani che se non abbondano i beni superflui, debbono tenere il necessario per la loro casa e non spenderlo per le indulgenze. 47. Si deve insegnare ai cristiani che l'acquisto delle indulgenze è libero e non di precetto. 48. Si deve insegnare ai cristiani che il papa come ha maggior bisogno così desidera maggiormente per sé, nel concedere le indulgenze, devote orazioni piuttosto che monete sonanti. 49. Si deve insegnare ai cristiani che i perdoni del papa sono utili se essi non vi confidano, ma diventano molto nocivi, se per causa loro si perde il timor di Dio. 50. Si deve insegnare ai cristiani che se il papa conoscesse le esazioni dei predicatori di indulgenze, preferirebbe che la basilica di S. Pietro andasse in cenere piuttosto che essere edificata sulla pelle, la carne e le ossa delle sue pecorelle. 51. Man soll die Christen lehren: Der Papst wäre, wie es seine Pflicht ist, bereit - wenn nötig -, die Peterskirche zu verkaufen, um von seinem Gelde einem großen Teil jener zu geben, denen gewisse Ablaßprediger das Geld aus der Tasche holen. 52. Auf Grund eines Ablaßbriefes das Heil zu erwarten ist eitel, auch wenn der (Ablaß-)Kommissar, ja der Papst selbst ihre Seelen dafür verpfändeten. 53. Die anordnen, daß um der Ablaßpredigt willen das Wort Gottes in den umliegenden Kirchen völlig zum Schweigen komme, sind Feinde Christi und des Papstes. 54. Dem Wort Gottes geschieht Unrecht, wenn in ein und derselben Predigt auf den Ablaß die gleiche oder längere Zeit verwendet wird als für jenes. 55. Die Meinung des Papstes ist unbedingt die: Wenn der Ablaß - als das Geringste - mit einer Glocke, einer Prozession und einem Gottesdienst gefeiert wird, sollte das Evangelium - als das Höchste - mit hundert Glocken, hundert Prozessionen und hundert Gottesdiensten gepredigt werden. 56. Der Schatz der Kirche, aus dem der Papst den Ablaß austeilt, ist bei dem Volke Christi weder genügend genannt noch bekannt. 57. Offenbar besteht er nicht in zeitlichen Gütern, denn die würden viele von den Predigern nicht so leicht mit vollen Händen austeilen, sondern bloß sammeln. 58. Er besteht aber auch nicht aus den Verdiensten Christi und der Heiligen, weil diese dauernd ohne den Papst Gnade für den inwendigen Menschen sowie Kreuz, Tod und Hölle für den äußeren bewirken. 59. Der heilige Laurentius hat gesagt, daß der Schatz der Kirche ihre Armen seien, aber die Verwendung dieses Begriffes entsprach der Auffassung seiner Zeit. 60. Wohlbegründet sagen wird, daß die Schlüssel der Kirche - die ihr durch das Verdienst Christi geschenkt sind - jenen Schatz darstellen. 51. Si deve insegnare ai cristiani che il papa, come deve, vorrebbe, anche a costo di vendere - se fosse necessario - la basilica di 5. Pietro, dare dei propri soldi a molti di quelli ai quali alcuni predicatori di indulgenze estorcono denaro. 52. È vana la fiducia nella salvezza mediante le lettere di indulgenza. anche se un commissario e perfino lo stesso papa impegnasse per esse la propria anima. 53. Nemici di Cristo e del papa sono coloro i quali perché si predichino le indulgenze fanno tacere completamente la parola di Dio in tutte le altre chiese. 54. Si fa ingiuria alla parola di Dio quando in una stessa predica si dedica un tempo eguale o maggiore all'indulgenza che ad essa. 55. È sicuramente desiderio del papa che se si celebra l'indulgenza, che è cosa minima, con una sola campana, una sola processione, una sola cerimonia, il vangelo, che è la cosa più grande, sia predicato con cento campane, cento processioni, cento cerimonie. 56. I tesori della Chiesa, dai quali il papa attinge le indulgenze, non sono sufficientemente ricordati nè conosciuti presso il popolo cristiano. 57. Certo è evidente che non sono beni temporali, che molti predicatori non li profonderebbero tanto facilmente ma piuttosto li raccoglierebbero. 58. Nè sono i meriti di Cristo e dei santi, perché quesi operano sempre, indipendentemente dal papa, la grazia dell'uomo interiore, la croce, la morte e l'inferno dell'uomo esteriore. 59. S. Lorenzo chiamò tesoro delta Chiesa i poveri, ma egli usava il linguaggio del suo tempo. 60. Senza temerarietà diciamo che questo tesoro è costituito dalle chiavi della Chiesa donate per merito di Cristo. 61. Selbstverständlich genügt die Gewalt des Papstes allein zum Erlaß von Strafen und zur Vergebung in besondern, ihm vorbehaltenen Fällen. 62. Der wahre Schatz der Kirche ist das allerheiligste Evangelium von der Herrlichkeit und Gnade Gottes. 63. Dieser ist zu Recht allgemein verhaßt, weil er aus Ersten Letzte macht. 64. Der Schatz des Ablasses jedoch ist zu Recht außerordentlich beliebt, weil er aus Letzten Erste macht. 65. Also ist der Schatz des Evangeliums das Netz, mit dem man einst die Besitzer von Reichtum fing. 66. Der Schatz des Ablasses ist das Netz, mit dem man jetzt den Reichtum von Besitzenden fängt. 67. Der Ablaß, den die Ablaßprediger lautstark als außerordentliche Gnaden anpreisen, kann tatsächlich dafür gelten, was das gute Geschäft anbelangt. 68. Doch sind sie, verglichen mit der Gnade Gottes und der Verehrung des Kreuzes, in der Tat ganz geringfügig. 69. Die Bischöfe und Pfarrer sind gehalten, die Kommissare des apostolischen Ablasses mit aller Ehrerbietung zuzulassen. 70. Aber noch mehr sind sie gehalten, Augen und Ohren anzustrengen, daß jene nicht anstelle des päpstlichen Auftrags ihre eigenen Phantastereien predigen. 61. È chiaro infatti che per la remissione delle pene e dei casi basta la sola potestà del papa. 62. Vero tesoro della Chiesa di Cristo è il sacrosanto Vangelo, gloria e grazia di Dio. 63. Ma questo tesoro è a ragione odiosissimo perché dei primi fa gli ultimi. 64. Ma il tesoro delle indulgenze è a ragione gratissimo perché degli ultimi fa i primi. 65. Dunque i tesori evangelici sono reti con le quali un tempo si pescavano uomini ricchi. 66. Ora i tesori delle indulgenze sono reti con le quali si pescano le ricchezze degli uomini. 67. Le indulgenze che i predicatori proclamano grazie grandissime, si capisce che sono veramente tali quanto al guadagno che promuovono. 68. Sono in realtà le minime paragonate alla grazia di Dio e alla pietà della croce. 69. I vescovi e i parroci sono tenuti a ricevere con ogni riverenza i commissari dei perdoni apostolici. 70. Ma più sono tenuti a vigilare con gli occhi e le orecchie che essi non predichino, invece del mandato avuto dal papa, le loro fantasie. 71. Wer gegen die Wahrheit des apostolischen Ablasses spricht, der sei verworfen und verflucht. 72. Aber wer gegen die Zügellosigkeit und Frechheit der Worte der Ablaßprediger auftritt, der sei gesegnet. 73. Wie der Papst zu Recht seinen Bannstrahl gegen diejenigen schleudert, die hinsichtlich des Ablaßgeschäftes auf mannigfache Weise Betrug ersinnen. 74. So will er viel mehr den Bannstrahl gegen diejenigen schleudern, die unter dem Vorwand des Ablasses auf Betrug hinsichtlich der heiligen Liebe und Wahrheit sinnen. 75. Es ist irrsinnig zu meinen, daß der päpstliche Ablaß mächtig genug sei, einen Menschen loszusprechen, auch wenn er - was ja unmöglich ist - der Gottesgebärerin Gewalt angetan hätte. 76. Wir behaupten dagegen, daß der päpstliche Ablaß auch nicht die geringste läßliche Sünde wegnehmen kann, was deren Schuld betrifft. 77. Wenn es heißt, auch der heilige Petrus könnte, wenn er jetzt Papst wäre, keine größeren Gnaden austeilen, so ist das eine Lästerung des heiligen Petrus und des Papstes. 78. Wir behaupten dagegen, daß dieser wie jeder beliebige Papst größere hat, nämlich das Evangelium, "Geisteskräfte und Gaben, gesund zu machen" usw., wie es 1. Kor. 12 heißt. 79. Es ist Gotteslästerung zu sagen, daß das (in den Kirchen) an hervorragender Stelle errichtete (Ablaß-) Kreuz, das mit dem päpstlichen Wappen versehen ist, dem Kreuz Christi gleichkäme. 80. Bischöfe, Pfarrer und Theologen, die dulden, daß man dem Volk solche Predigt bietet, werden dafür Rechenschaft ablegen müssen. 71. Chi parla contro la verità dei perdoni apostolici sia anatema e maledetto. 72. Chi invece si oppone alla cupidigia e alla licenza del parlare del predicatore di indulgenze, sia benedetto. 73. Come il papa giustamente fulmina coloro che operano qualsiasi macchinazione a danno della vendita delle indulgenze. 74. Cosi molto più gravemente intende fulminare quelli che col pretesto delle indulgenze operano a danno della santa carità e verità. 75. Ritenere che le indulgenze papali siano tanto potenti da poter assolvere un uomo, anche se questi, per un caso impossibile, avesse violato la madre di Dio, è essere pazzii. 76. Al contrario diciamo che i perdoni papali non possono cancellare neppure il minimo peccato veniale, quanto alla colpa. 77. Dire che neanche S. Pietro se pure fosse papa, potrebbe dare grazie maggiori, è bestemmia contro S. Pietro e il papa. 78. Diciamo invece che questo e qualsiasi papa ne ha di maggiori, cioè l'evangelo, le virtù, i doni di guarigione, ecc. secondo I Corinti 12 [1COR, 12]. 79. Dire che la croce eretta solennemente con le armi papali equivale la croce di Cristo, è blasfemo. 80. I vescovi i parroci e i teologi che consentono che tali discorsi siano tenuti al popolo ne renderanno conto. 81. Diese freche Ablaßpredigt macht es auch gelehrten Männern nicht leicht, das Ansehen des Papstes vor böswilliger Kritik oder sogar vor spitzfindigen Fragen der Laien zu schützen. 82. Zum Beispiel: Warum räumt der Papst nicht das Fegefeuer aus um der heiligsten Liebe und höchsten Not der Seelen willen - als aus einem wirklich triftigen Grund -, da er doch unzählige Seelen loskauft um des unheilvollen Geldes zum Bau einer Kirche willen - als aus einem sehr fadenscheinigen Grund -? 83. Oder: Warum bleiben die Totenmessen sowie Jahrfeiern für die Verstorbenen bestehen, und warum gibt er (der Papst) nicht die Stiftungen, die dafür gemacht worden sind, zurück oder gestattet ihre Rückgabe,wenn es schon ein Unrecht ist, für die Losgekauften zu beten? 84. Oder: Was ist das für eine neue Frömmigkeit vor Gott und dem Papst, daß sie einem Gottlosen und Feinde erlauben, für sein Geld eine fromme und von Gott geliebte Seele loszukaufen; doch um der eigenen Not dieser frommen und geliebten Seele willen erlösen sie diese nicht aus freigeschenkter Liebe? 85. Oder: Warum werden die kirchlichen Bußsatzungen, die "tatsächlich und durch Nichtgebrauch" an sich längst abgeschafft und tot sind, doch noch immer durch die Gewährung von Ablaß mit Geld abgelöst, als wären sie höchst lebendig? 86. Oder: Warum baut der Papst, der heute reicher ist als der reichste Crassus, nicht wenigstens die eine Kirche St. Peter lieber von seinem eigenen Geld als dem der armen Gläubigen? 87. Oder: Was erläßt der Papst oder woran gibt er denen Anteil, die durch vollkommene Reue ein Anrecht haben auf völligen Erlaß und völlige Teilhabe? 88. Oder: Was könnte der Kirche Besseres geschehen, als wenn der Papst, wie er es (jetzt) einmal tut, hundertmal am Tage jedem Gläubigen diesen Erlaß und diese Teilhabe zukommen ließe? 89. Wieso sucht der Papst durch den Ablaß das Heil der Seelen mehr als das Geld; warum hebt er früher gewährte Briefe und Ablässe jetzt auf, die doch ebenso wirksam sind? 90. Diese äußerst peinlichen Einwände der Laien nur mit Gewalt zu unterdrücken und nicht durch vernünftige Gegenargumente zu beseitigen heißt, die Kirche und den Papst dem Gelächter der Feinde auszusetzen und die Christenheit unglücklich zu machen. 81. Questa scandalosa predicazione delle indulgenze fa si che non sia facile neppure ad uomini dotti difendere la riverenza dovuta al papa dalle calunnie e dalle sottili obiezioni dei laici. 82. Per esempio: perché il papa non vuota il purgatorio a motivo della santissima carità e della somma necessità delle anime, che è la ragione più giusta di tutte, quando libera un numero infinite di anime in forza del funestissimo denaro dato per la costruzione della basilica, che è una ragione debolissima? 83. Parimenti: perché continuano le esequie e gli anniversari dei defunti e invece il papa non restituisce ma anzi permette di ricevere lasciti istituiti per loro, mentre è già un'ingiustizia pregare per dei redenti? 84. Parimenti: che è questa nuova di Dio e del papa, per cui si concede ad un uomo empio e peccatore di redimere in forza del danaro un'anima pia e amica di Dio e tuttavia non la si redime per gratuita carità in base alla necessità di tale anima pia e diletta? 85. Ancora: perché canoni penitenziali per se stessi e per il disuso già da tempo morti e abrogati, tuttavia a motivo della concessione delle indulgenze sono riscattati ancora col denaro come se avessero ancora vigore? 86. Ancora: perché il papa le cui ricchezze oggi sono più opulente di quelle degli opulentissimi Crassi, non costruisce una sola basilica di S. Pietro con i propri soldi invece che con quelli dei poveri fedeli? 87. Ancora: cosa rimette o partecipa il papa a coloro che con la contrizione perfetta hanno diritto alla piena remissione e partecipazione? 88. Ancora: quale maggior bene si recherebbe alla Chiesa, se il papa, come fa ogni tanto, così cento volte ogni giorno attribuisse queste remissioni e partecipazioni a ciascun fedele? 89. Dato che il papa con le indulgenze cerca la salvezza delle anime piuttosto che il danam perché sospende le lettere e le indulgenze già concesse, quando sono ancora efficaci? 90. Soffocare queste sottili argomentazioni dei laici con la sola autorità e non scioglierle con opportune ragioni significa esporre la chiesa e il papa alle beffe dei nemici e rendere infelici i cristiani. 91. Wenn daher der Ablaß dem Geiste und der Auffassung des Papstes gemäß gepredigt würde, lösten sich diese (Einwände) alle ohne weiteres auf, ja es gäbe sie überhaupt nicht. 92. Darum weg mit allen jenen Propheten, die den Christen predigen: "Friede, Friede", und ist doch kein Friede. 93. Wohl möge es gehen allen den Propheten, die den Christen predigen: "Kreuz, Kreuz", und ist doch kein Kreuz. 94. Man soll die Christen ermutigen, daß sie ihrem Haupt Christus durch Strafen, Tod und Hölle nachzufolgen trachten. 95. Und daß die lieber darauf trauen, durch viele Trübsale ins Himmelreich einzugehen, als sich in falscher geistlicher Sicherheit zu beruhigen. 91. Se dunque le indulgenze fossero predicate secondo lo spirito e l'intenzione del papa, tutte quelle difficoltà sarebbero facilmente dissipate, anzi non esisterebbero. 92. Addio dunque a tutti quei profeti, i quali dicono al popolo cristiano "Pace. pace", mentre non v'è pace. 93. Valenti tutti quei profeti, i quali dicono al popolo cristiano «Croce, croce», mentre non v'è croce. 94. Bisogna esortare i cristiani perché si sforzino di seguire il loro capo Cristo attraverso le pene, le mortificazioni e gli inferni. 95. E così confidino di entrare in cielo piuttosto attraverso molte tribolazioni che per la sicurezza della pace.
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2 novembre 2009 1 02 /11 /novembre /2009 14:54
La fornicazione omosessuale nella Bibbia! Dalla prima sfilata del Gay Pride ("orgoglio omosessuale") di Roma ho sentito e continuo a sentire un grande peso riguardo al problema dell’omosessualità. La situazione non va migliorando, anzi, diventa ogni giorno più grave e bisogna parlarne. Quelli che credono nella Parola di Dio devono alzare la voce e annunciare la Verità. Nei luoghi celesti si sta combattendo una battaglia tremenda. Una guerra che coinvolge l’intera umanità. Satana ha sguinzagliato per il mondo un esercito di falsi dottori, falsi predicatori, falsi profeti, che stanno seminando iniquità ed eresia. Nel secondo capitolo della sua seconda lettera, l’apostolo Pietro scrive che sorgeranno falsi dottori (teologi) che introdurranno eresie di perdizione. Anche da questo sappiamo che siamo negli ultimi tempi. Nel principio, come troviamo scritto dai primi versi della sacra Bibbia, Dio ha creato l’uomo maschio e femmina e ha detto che l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà con sua moglie (femmina) e i due saranno una sola carne. Alla fine della Bibbia, nella Lettera agli Ebrei, 13:4 è scritto: "Il matrimonio sia tenuto in onore da tutti e il letto coniugale non sia macchiato da infedeltà; poiché Dio giudicherà i fornicatori e gli adulteri". Tutta la Sacra Scrittura ammonisce: il matrimonio sia tenuto in onore da tutti, da chi crede e da chi non crede, i rapporti sessuali fuori dal matrimonio sono peccato. Purtroppo attualmente non è più così, il matrimonio viene svuotato del suo sacro significato e minato alle fondamenta. La fornicazione è considerata un diritto, una pratica di cui si ha bisogno; infatti è diventata prassi comune. Ormai il matrimonio è considerato troppo impegnativo, superato, si convive temporaneamente, finché dura. La Sacra Scrittura, però, ammonisce i figli di Dio, "Fuggite la fornicazione. Ogni altro peccato che l'uomo commetta, è fuori del corpo; ma il fornicatore pecca contro il proprio corpo". Poi ricorda loro: "Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi" verità scomoda "non appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati - da Gesù Cristo - a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo" (1 Corinzi, 6:18-20). La fornicazione, in greco porneia, ha varie manifestazioni e una delle peggiori è proprio l'omosessualità, di cui parla Levitico, 18:22: "Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole" e nel capitolo 20:13, aggiunge: "Se uno ha con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna, tutti e due hanno commesso una cosa abominevole...". Ai giorni nostri, invece, si rivendica la libertà e si manifesta pubblicamente addirittura l’orgoglio di praticare l’abominazione dell’omosessualità. Questa non è libertà. La libertà non è fare quello che i sensi desiderano, ma la volontà di Dio. Tutti quelli che non hanno rinunciato alla vita peccaminosa sono ancora sotto la schiavitù del peccato. Per questo Gesù Cristo ha dato la sua vita in sacrificio, perché tutti quelli che lo desiderano siano liberati dalla schiavitù del peccato e ricevano la vita eterna. La vera libertà non è possibile procurarsela da soli, per essere veramente liberi c’è bisogno dell’aiuto di Dio, altrimenti si rimane schiavi del proprio peccato. Solo il sangue di Gesù Cristo ci purifica da ogni peccato (1 Giovanni, 1:7). Ai giorni nostri, si reclama maggiore libertà, ma per libertà si intende solo quella propria e il permesso di peccare a piacimento. Molti si schierano per la verità e la giustizia, ma ci sono troppi che sono contro di esse. Satana ha sguinzagliato un esercito di suoi servitori che non credono nella Parola di Dio, ma la torcono a proprio favore. Si trovano anche fra i pastori e i teologi di alcune chiese evangeliche. Prima di convertirmi a Cristo avevo una religione, come tanti altri, però vivevo nel peccato: "Ma ciò che per me era un guadagno, l'ho considerato come un danno, a causa di Cristo. Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura" (Filippesi, 3:7-8). La religione non basta, la salvezza si riceve solamente dal Signore Gesù. Solo il sangue sparso da Gesù Cristo sulla croce purifica il credente dal peccato. Dal giorno in cui mi sono convertito non sento più il desiderio di vivere una vita di fornicazione e di peccato, la mia vita è Gesù Cristo. Noi non ci chiamiamo evangelici perché abbiamo cambiato religione, ma perché viviamo secondo il Vangelo. I veri credenti vivono per ereditare il regno dei cieli e non per godere dei benefici terreni. Desidero confermare che la fornicazione tra maschi è un peccato grave agli occhi di Dio! Lo Spirito Santo ci esorta a denunciare le opere delle tenebre. I cristiani non possono fare a meno di condannare il peccato e l’eresia. Bisogna che sia ribadito ciò che procede da Dio e che sia fermamente rifiutato ciò che contrasta con il Vangelo. La Parola di Dio non cambia mai. La Sacra Bibbia è sempre la stessa e quello che in essa è scritto è l’unica verità. Anche se la società considerasse accettabile questo male, Dio non ha cambiato opinione e neppure noi che siamo di Cristo la dobbiamo cambiare. Nella lettera ai Romani, 1:18, è scritto: "L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia". Dio è contro l’ingiustizia e il peccato. La Parola di Dio considera il rapporto carnale tra maschi un atto "infame". L’apostolo Paolo scrive: "Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l'uso naturale in quello che è contro natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami" (Romani, 1:26,27). Come è stato detto, in Levitico viene definito addirittura un atto "abominevole" agli occhi di Dio. Da quanto abbiamo letto possiamo capire in quali terribili condizioni spirituali si trova chi fa queste cose.
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2 novembre 2009 1 02 /11 /novembre /2009 14:51
Le tesi (l'originale è in latino) riguardano la vendita delle indulgenze e i poteri del Papa. La vendita delle indulgenze era praticata dalla Chiesa di Roma per finanziare la costruzione della Basilica di S. Pietro. I fedeli desiderosi di purificarsi potevano, in pratica, comprarsi, a seconda delle loro possibilità economiche la remissione totale o parziale dinanzi a Dio dei loro peccati. Poteva essere comprata sia per i vivi che per i loro cari defunti. La ribellione contro questa pratica costituì uno dei punti di partenza di Martin Lutero per chiedere riforme e, quando non furono concesse, per rompere definitivamente con la chiesa di Roma. La forza rivoluzionaria di questo documento sta soprattutto nei passaggi in cui Lutero nega al Papa e ai sacerdoti di concedere ciò che secondo lui solo Dio può concedere. Dato che, nel '500 religione e potere politico erano fortemente intrecciate, la spaccatura religiosa e la reazione della chiesa di Roma portarono inevitabilmente anche a una spaccatura politica profonda e dolorosa, con più di una guerra tra le opposte fazioni che spesso usavano la religione solo per portare avanti scopi ben più "terreni". Vedi a proposito anche: La guerra dei trent'anni
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