RIMINI - Si è concentrato sull'Iraq il culto conclusivo del 26.mo
convegno annuale di Porte Aperte, svoltosi a Rimini dal 23 al 25 aprile.
Per offrire un quadro efficace del dramma vissuto dai cristiani iracheni è stato proposto, in apertura di incontro, un video con alcune testimonianze delle violenze e degli omicidi che i
cristiani devono sopportare a causa della loro fede.
Lo staff di Porte Aperte ha voluto poi raccontare tre storie per descrivere altrettante tipologie di cristiani perseguitati: la donna convertita attraverso i programmi televisivi, che vive la sua
vita di fede in maniera nascosta; un pastore che viene arrestato e maltrattato per il suo impegno spirituale; un giovane musulmano che aderisce al cristianesimo e viene rigettato dalla sua
famiglia e cacciato di casa per questa sua scelta. Tre tipologie comuni, che pongono in maniera diversa la stessa domanda, delicata e drammatica: «cosa faresti al mio posto?».
Nel sermone, Lino Cavone ha commentato il comportamento di Pietro e Giovanni di fronte ai sacerdoti che imponevano loro di non predicare più il messaggio di Cristo: «i due discepoli - ha
commentato Cavone - non si piegano di fronte alle minacce, ma pregano. E non pregano chiedendo "guardaci dalla persecuzione", anzi: chiedono "dacci maggiore franchezza"». La persecuzione, ha
continuato, è un'eventualità che rimette in discussione il nostro comportamento: «il Re Davide non era certo un pavido, ma in un certo momento della sua vita si è dovuto nascondere anche
lui».
«Questo convegno - ha concluso il direttore di Porte Aperte Italia - vuole essere una sfida. Non "per tutti", ma "per ognuno". Non siamo qui per provare emozioni, ma per amare e aiutare. Possiamo
dare solo una goccia? Dio non ci chiede l'oceano».
La celebrazione della Santa Cena è stata introdotta da Nicolai Wybo con una serie di episodi legati alla difficoltà di vivere questo momento di comunione nei paesi del Medio Oriente: «sono grato
- ha concluso - di poter celebrare qui, insieme a voi, nella libertà».
In chiusura di convegno, dopo la raccolta di un'offerta a favore dei credenti iracheni, nel consueto stile dell'organizzazione ai partecipanti è stato regalato un gadget-ricordo: un mini
appendiabiti "firmato" Porte Aperte, a richiamare ancora una volta, concretamente, lo slogan "mettiti nei miei panni".
(nella foto: un momento del culto domenicale)